Il paziente senza tetto
L’incidente
“Un paziente senza tetto di circa 50 anni era stato ricoverato in ospedale a causa di un’ulcera da decubito alla tibia (infestata di vermi). Al termine del regolare trattamento (farmaci, vasolidatatori e bendaggio della ferita) il paziente stava meglio e io volevo dimetterlo dall’ospedale. Invece di ringraziarmi per il mio lavoro, mi ha insultato perché lo lasciavo andare via.”
1. Identità degli attori nelle situazione descritta
1.Narratrice
La narratrice è un medico di circa 30 anni. Di origine ucraina si è trasferita in Ungheria per seguire il marito. Non ha ancora avuto figli. Vive a Budapest in un appartemento di sua proprietà. Si tratta del suo primo impiego in Ungheria.
2.Il paziente è un uomo di circa 50 anni in cattive condizioni fisiche. Non ha una famiglia ed è senza tetto da 10 anni. Non sappiamo nulla su cosa facesse prima di finire per strada. Passa tutte le sue giornate per strada o in rifugi. È stato ricoverato in ospedale per due mesi (è rimasto più a lungo del previsto per ragioni umanitarie).
Esiste un rapporto di potere chiaro fra medico e paziente; tuttavia entrambi appartengono a delle minoranze e quindi possono essere stati oggetto di discriminazioni.
2. Contesto della situazione
L’episodio si è verificato in una struttura ospedaliera riservata ai pazienti senza fissa dimora. Per la dottoressa, è stata una scelta cosceinte poiché è esperta in questo campo. Non era la prima volta che le capitava di essere insultata da un paziente, ma per qualche ragione questo la ferisce più di altri perché si era assicurata che ricevesse delle cure adeguate. È stato in ospedale più a lungo per via del clima rigido. Il paziente era stato informato del fatto che sarebbe stato dimesso.
3. Reazione emotiva
Amarezza, scioccata a causa dell’ingratitudine del paziente, tradimento, disperazione e rabbia. In un secondo momento si è sentita impotente (“Non posso fare più nulla per il paziente”), mancanza di consapevolezza. Quindi si è sentita a disagio perché all’inizio considerava normale il sentimento di gratitudine.
4. Cornice culturale di riferimento del narratore
Senza tetto
Al contrario di molti ungheresi appartenenti alla classe media che pensano che il non avere un tetto sia una colpa morale e che le persone senza tetto siano responsabili della propria condizione, crede che si tratti di un problema strutturale e che i senza tetto abbiano bisogno di assistenza.
Professione medica
La narratrice ritiene sia suo dovere aiutare le persone, non importa in quali condizioni si trovino. Eppure c’è un confine molto netto fra professione medica ed assistenza (ed è per questo che nella struttura lavorano anche degli assistenti sociali). Le mansioni di un medico devono limitarsi alla cura dei problemi di salute.
Consapevolezza
La narratrice è conscia del fatto che, per il paziente, le dimissioni dall’ospedale lo costringeranno a tornare per strada, ma non può far nulla per evitarle.
Immagine di sé
La narratrice si ritiene una persona attenta al sociale e ritiene di aver fatto tutto ciò che era in suo potere e anche di più. Non si aspetta gratitudine per il suo lavoro, ma vorrebbe che le venisse riconosciuto. L’incidente le ha mostrato che nonostante non lavori per ricevere gli elogi altrui, pensa sia normale che i pazienti le siano grati.
5. Quale immagine emerge dall’analisi del quadro culturale di riferimento del narratore in riferimento all’altro gruppo coinvolto nell’interazione (es. neutrale, leggermente negativa, molto negativa, stigmatizzata, positiva, molto positiva, reale/irreale ecc.)?
Sentimenti contrastanti. La narratrice prova rabbia – l’uomo è visto come una persona ingrata, irrazionale e aggressiva – e allo stesso tempo pietà e una (parziale) comprensione che non mitiga le ricadute negative che il comportamento dell’uomo ha sulla sua autostima.
6. Cornice culturale di riferimento dell’individuo/gruppo all’origine dello shock
Per l’uomo la strada significa tornare a casa. Non ha scelto di vivere per strada, ma si è abituato. Tuttavia, adesso ha paura di tornare lì perché fuori fa freddo, mentre dentro si sente al sicuro.
L’ospedale è per lui una dimora temporanea che gli garantisce sicurezza e protezione.
La dottoressa è la persona più vicina a lui (sempre pronta ad aiutarlo e a comprenderlo). Per queste ragioni, le dimissioni costituiscono una sorta di tradimento, perché la dottoressa dovrebbe essere conscia del fatto che per strada correrà dei pericoli.
7. In che modo la situazione evidenzia un problema relativo alla pratica professionale, o in generale al rispetto delle differenze culturali in situazioni interculturali?
La relazione di aiuto è abbastanza problematica. Donare è spesso una ricompensa personale che relega gli altri in una posizione di inferiorità. Nelle strutture di assistenza gli utenti tendono a resistere a tale gerarchizzazione, negando di avere degli obblighi morali verso coloro che li hanno supportati e ribaltando così la regola di reciprocità (cfr. Mauss)
I professionisti che si occupano di persone appartenenti alle classi medio-basse dovrebbero essere formati in modo da evitare di stupirsi di fronte a questo meccanismo di ribaltamento all’interno della relazione di aiuto.
Tale formazione dovrebbe anche includere degli elementi che consentano di ottimizzare i risultati del lavoro di squadra, facendo in modo che gli operatori sanitari possano contare sull’aiuto di assistenti sociali, psicologi, ecc.